Si è riusciti a renderle nuovamente visitabili dal pubblico, dopo anni di abbandono, a partire da questa mattina per l’ultimo fine settimana programmato per l’edizione 2024 de “Le Vie dei Tesori”. Si tratta delle antiche fornaci di epoca romana, situate ad Alcamo Marina tra le contrade Magazzinazzi e Foggia, e che fanno parte di un complesso archeologico scoperto nel 2000.
La campagna di scavi fu coordinata da Dario Giorgetti, docente di storia romana e topografia antica dell’Università di Bologna, operando assieme agli allievi della facoltà di Ravenna e del corso di Archeologia navale di Trapani. Ne parliamo oggi, in quest’intervista, con l’archeologa alcamese Antonella Stellino, che guida i visitatori a conoscere e a vedere da vicino questi reperti così importanti, che testimoniano dunque l’esistenza, da almeno duemila anni, di un’area officinale di 2.500 metri quadrati, a pochi passi dal fiume San Bartolomeo che segna il confine tra Alcamo e Castellammare del Golfo.
Dalle campagne di scavo è emerso che questo impianto produttivo era ancora attivo fra la fine del I secolo avanti Cristo e la metà del V secolo dopo Cristo: si riconoscono le aree delle botteghe destinate alle diverse linee di produzione, i magazzini di stoccaggio e il deposito temporaneo, attorno a quelle che si ipotizza fossero almeno quindici fornaci. Soltanto una di queste, attualmente, è osservabile adesso che l’area, di proprietà del Comune di Alcamo, è stata appena ripulita dalle sterpaglie. L’impianto, secondo gli esperti, potrebbe essere stato di proprietà di una o più famiglie di imprenditori di rango senatoriale, che trascorrevano lunghi periodi in Sicilia per controllare i loro affari o delegavano conductores di fiducia. In una delle fornaci è stato rinvenuto un coppo con il bollo Maesi e il simbolo cruciforme, proprio del V secolo dopo Cristo.
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