Da Alcamo (Sicilia) immagini, informazione, approfondimento

1968-2025. Cinquantasette anni dopo il terremoto, presente e futuro della Valle del Belice con Gibellina capitale dell’arte contemporanea

– Martedì 14 GENNAIO 2025 – Ore 13.27 di domenica 14 gennaio 1968. La tavola è apparecchiata per il pranzo. Una delle tante famiglie alcamesi che, dopo la messa e la consueta passeggiata, adesso tra odori di pietanze pronte in cucina si appresta a pranzare e a trascorrere in casa il pomeriggio, con l’acquolina in bocca affronta un impegnativo dibattito. Alcamo, da un paio di anni conosciuta come “la città di Franca Viola”, prima donna ad avere rifiutato pubblicamente il matrimonio riparatore, è una realtà che vive un’epoca di profondi cambiamenti. In salotto si discute di musica. I figli si aggiornano, appassionati da nuove tendenze che viaggiano da oltreoceano e raggiungono l’Europa. Preferiscono ascoltare la trasgressiva, ma comunque geniale, coinvolgente musica dei Doors, mentre il papà vuole mettere un disco di Claudio Villa. Uno dei giovani, pur non disdegnando la musica di Gianni Morandi e dei Camaleonti, accontenta invece la sorella che insiste: “Voglio i Rolling Stones”. Poi ci ripensa e prende un disco dei Beatles. Il nonno, con la schedina del Totocalcio tra le mani, preferisce parlare dell’imminente ultima giornata d’andata della Serie A: il Milan, capolista, al giro di boa affronta in trasferta il sorprendente Varese (rafforzatosi soprattutto ingaggiando Armando Picchi e che vincerà per 2-1, agguantando così un temporaneo secondo posto in classifica), l’Inter riceve a San Siro l’emergente Cagliari di Gigi Riva (che s’imporrà con un secco 2-0), la Juventus del paraguaiano Heriberto Herrera, con il tricolore sul petto grazie allo storico sorpasso al fotofinish del 1° giugno 1967 a spese dei nerazzurri di Helenio Herrera, si prepara ad una non troppo problematica prova interna con la Spal. L’Alcamo è in Serie D. Il Palermo in Serie B. La Coppa Campioni è in pausa invernale, per poi riprendere a febbraio con la Juve ancora in corsa.

Ore 13.28 di domenica 14 gennaio 1968. La chiacchierata è interrotta da un boato sordo, strano, inaspettato. Trema tutto. Sembra che un camion si sia schiantato contro la casa. Ci si affaccia al balcone. Nessun automezzo pesante è andato a sbattere contro l’edificio. Non si riesce, ancora, a comprendere chiaramente che cosa sia accaduto.

Le repliche nelle ore successive, ben presto, lasciano che si faccia spazio la consapevolezza. Si parla di terremoto. E la popolazione alcamese che mai, prima d’ora o almeno in tempi recenti, aveva vissuto questa situazione, adesso comincia a capire che è molto meglio rifugiarsi nelle autovetture. Fa freddo, là fuori. Perché, proprio in quei giorni, l’inverno è molto pungente, gelido, ostile. Molti non sanno, ancora, quale sia l’epicentro del sisma.

Ore 2.33 della nottata seguente. E poi, ore 3.01. Il disastro è compiuto. La furia del terremoto, di magnitudo 6.5, si abbatte sui territori della Valle del Belice, coinvolgendo quindi le province di Palermo, Trapani e Agrigento. Gibellina, Montevago, Poggioreale e Salaparuta sono rase al suolo. Gravemente danneggiate anche Menfi, Partanna, Camporeale, Chiusa Scafani, Contessa Entellina, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi e Santa Margherita del Belice. Ed è storia. Catasfrofica. Dolorosa. Si scrive di oltre duecento morti accertati, poi di più di trecento. Un migliaio i feriti. Gli sfollati sono circa 90 mila.

In queste settimane, a partire da Natale 2024 fino alla vigilia di Capodanno e poi, di nuovo, tra il 6 e l’8 gennaio 2025, non poca preoccupazione è stata suscitata da una ventina di microscosse registrate dall’Ingv. La Protezione civile ha attivato le procedure informative e preventive. Le istituzioni e, soprattutto, la popolazione negli ultimi decenni hanno assunto un atteggiamento molto più consapevole. Dopo oltre mezzo secolo, moltissimo è cambiato in termini di approccio in termini culturali e comportamentali, su come prevenire e affrontare i terremoti. Ma, ancora, neppure i più esperti in materia sono in grado di prevederli. Gli scienziati, per indicare il rischio sismico, fanno riferimento soprattutto alle zone che, storicamente, sono più esposte al pericolo. Non si riesce, pur avendo la disponibilità di sempre più tecnologici strumenti, a fare un preciso calcolo che possa indicare quando e con quanta energia si possa verificare un terremoto. Si possono, comunque, avanzare probabilità.

Due relativamente recenti mostre fotografiche, ad Alcamo, sono state dedicate alla riflessione sugli effetti del cataclisma di 57 anni addietro e sui suoi risvolti socioculturali: la conseguente fuga di molti dei superstiti dalla Sicilia per cercare fortuna anche all’estero, ma anche il moto di solidarietà da parte degli alcamesi, che rimane indimenticato. Così come è ancora apertissimo il dibattito pubblico sull’incompletezza della ricostruzione, seppure sia stato notevole e ampiamente riconosciuto l’impegno del politico alcamese Ludovico Corrao per la rinascita del territorio devastato dal terremoto, calamitando particolarmente su Gibellina artisti che, con le loro opere, hanno realizzato in larga parte un vero e proprio museo a cielo aperto.

Non è casuale, pertanto, la scelta di Gibellina, avvenuta alla fine dello scorso ottobre con nomina da parte del Ministero della Cultura, come Capitale italiana dell’arte contemporanea. La città di Gibellina, grazie anche al contributo statale di un milione di euro, potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, progetti culturali che prevedono attività come mostre, festival e rassegne, oltre che la realizzazione e la riqualificazione di spazi e aree dedicate alla fruizione dell’arte contemporanea.

L’ingresso al Belice, opera di Pietro Consagra (visibile anche nell’immagine in alto)

Una panoramica di Gibellina Nuova
Sullo sfondo, a destra, il Monte Bonifato nel territorio di Alcamo

Il Cretto di Burri

Ruderi di Gibellina

Ruderi di Poggioreale

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