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Medici di famiglia contestano la riforma. Lettera aperta della Fimmg Trapani ai sindaci

– Giovedì 13 FEBBRAIO 2025 – Non piace, alla Fimmg Trapani, la prospettiva di far passare i medici di assistenza primaria da convenzionati a dipendenti. È ciò che si evince chiaramente nel contenuto della lettera aperta che il segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale), il dottor Angelo Casano (nell’immagine qui in alto, accanto al logo federale), ha indirizzato ai sindaci e amministratori dei Comuni del Trapanese, quindi anche al sindaco di Alcamo, Domenico Surdi. L’obiettivo della lettera, come spiega infatti Casano, è quello di “accendere un faro sulla tanto chiacchierata bozza di riforma della medicina generale, misura che in taluni ambienti si ritiene necessaria al fine di far funzionare le Case di comunità”. Ad Alcamo, la realizzazione di una Casa di comunità è prevista in contrada San Gaetano, nell’area individuata per l’edificazione di quello che si annuncia come nuovo ospedale.

“Le Case di comunità – prosegue il segretario provinciale della Fimmg – che ben presto saranno attive su tutto il territorio nazionale, non riescono, per ovvie ragioni, ad essere luoghi di prossimità delle cure, come i nostri ambulatori di quartiere o i presidi di Continuità assistenziale (ex Guardia medica). Vanno integrate con i nostri ambulatori”.

Secondo la Federazione dei medici di medicina generale, insomma, è da considerare preoccupante un eventuale passaggio alla dipendenza dei medici di famiglia del territorio che “non farà altro – sostiene infatti – che indebolire l’assistenza territoriale rispetto ad oggi, minando nel suo assetto più profondo il rapporto di fiducia che oggi lega il paziente al medico di famiglia, oltre che la capillarità dell’assistenza stessa”.

“Siamo ben consci – sono ancora le parole di Casano – che anche la medicina generale dovrà giocare la sua parte nell’attuazione del DM77 e nel rendere funzionali le Case di comunità, pertanto, già nel nostro accordo collettivo nazionale e nel prossimo che verrà, abbiamo elaborato una serie di proposte, alcune già contenute nell’accordo oggi vigente, che prevedono il coinvolgimento del medico di famiglia in tali strutture e in relazione funzionale alle stesse, salvaguardando al contempo i principi di prossimità, fiduciarietà, capillarità e domiciliarità che da sempre sono a noi cari”.

La lettera si chiude con un forte appello a chi abbia responsabilità politiche nella gestione della sanità: “Chi oggi, a torto o a ragione, sostiene la dipendenza dei medici di famiglia, a nostro avviso non considera il reale e concreto rischio di distruggere un pilastro fondamentale della sanità nazionale, negando ai cittadini il diritto di scegliere il proprio medico di famiglia, causando la chiusura degli ambulatori di prossimità”.

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